L’Isola di Gigi Riva

Può un solo uomo, attraverso il calcio, unire un’intera città e un’isola?

È la prima domanda che viene da farsi appena si comincia a leggere Vertical-il romanzo di Gigi Riva scritto da Paolo Piras giornalista e caporedattore della redazione esteri di Rai news 24 e pubblicato dalla casa editrice 66thA2nd.

Il libro è incentrato sulla vita di Luigi Riva, al secolo affettuosamente Gigi, sulla sua carriera dapprima da calciatore e poi da dirigente all’interno della nazionale italiana di calcio. Viene indagato l’uomo, le sue fragilità e le sue prodezze in campo e fuori, il rapporto dapprima controverso e poi amoroso con Cagliari e la Sardegna. Un’intera isola che si lega a lui e non lo lascia andar via. O meglio, è lui che se ne innamora in poco tempo, giurandogli eterna fedeltà. Lui che veniva dalla “sponda magra” del Lago Maggiore, da una realtà fatta di fabbriche, sacrifici e duro lavoro. Tutto questo non lascia indenne il giovane Gigi, che attraverso il mare proverà a riconciliarsi con il suo destino che sembrava già segnato. Sul campo di calcio butterà fuori tutta la sua voglia di riscatto, di oltrepassare i limiti e migliorarsi giorno dopo giorno. E così che nasce la storia di <Rombo di Tuono>, l’appellativo che Gianni Brera designa per Gigi Riva, grazie a quel suo modo prorompente di entrare e scardinare qualsiasi difesa avversaria.

Un lavoratore del calcio, che crede ciecamente nella fatica e nell’impegno, così come gli era stato insegnato sin dall’infanzia, quando ha dovuto sopportare la morte prematura del padre, il collegio e poco più grande la scomparsa della madre.

Vertical racconta anche l’impresa storica di una squadra, il Cagliari, che solo pochi anni prima dell’arrivo di Riva, rischiava di finire nell’oblio, o al massimo di essere una delle tante squadre provinciali. Di quelle che ce ne sono in giro, magari simpatiche e che qualche volta fanno un bel risultato. Ma questo non spetta al Cagliari, che ha altri progetti. Riesce a imporsi in un campionato dove c’è posto per le solite squadre più blasonate. Per quelle che fanno i colpi migliori. Se, invece, metti un allenatore come Scopigno, la sua ferrea disciplina e l’affianchi a uomini come Nenè, Domenghini e Riva, vedrai che qualcosa esce fuori. E in quegli anni doveva andare così, altrimenti <rombo di tuono> e compagni non si sarebbero dati pace.

Sta tutto qui il senso di questo racconto. Delle condizioni che si crearono attorno al Cagliari tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Non è solo calcio, c’è una città che rinasce partita dopo partita. Riesce a sognare le grandi realtà europee e i trofei più ambiti. Questo la dice lunga sul perché Cagliari diviene il luogo per celebrare le più belle vittorie, che divengono una liberazione in una piazza poco abituata a grandi palcoscenici. Un capoluogo che non sopporta le luci della ribalta, il caos e la vanità. Un luogo puro, semplice che vive le sue vittorie con una dignità, mai visti fino a quel momento, che non crede sempre in sé stesso, ma quando lo fa ci mette il cuore e l’anima.

Ma la grandezza dell’uomo Riva sta nel rialzarsi ogni volta che cade, soprattutto dopo gli infortuni più gravi.

Un capoluogo di provincia che sa accogliere e farsi amare, questo va trovando il giovane Riva, che memore del primo anno non vorrà mai più spostarsi da Cagliari. Deve essere proprio l’effetto che fa al lettore il libro di Paolo Piras, che con estrema cura e meticolosità descrive la sua gente e la sua isola.

L’aria che si respira è quella del mare, la sua salsedine penetra le pagine e attraversa le nostre narici, donandoci un benessere autentico, vivo. Cagliari e Riva ci insegnano che si può trovare amore anche nella sofferenza e nella sconfitta. Parte proprio da qui la redenzione più bella e immaginifica che mai ci saremmo sognati di avere.

Daniele Altina

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