Una storia personale fatta di astrazioni e tanti anni.
Mi gira in testa da qualche settimana questo pezzo. Oggi, finalmente ho raccolto le idee e posso parlare della mia generazione politica. Cosa s’intende con questo? Semplicemente i modelli politici e culturali che mi hanno accompagnato finora. Mi scuso se sarò troppo autoreferenziale, ma spero che il messaggio arrivi ugualmente.

In trent’anni sono avvenuti diversi e numerosi cambiamenti politici in Italia e nel mondo. In questo tempo sono caduti degli ideali, dei valori e ne sono nati altri. Si è passati da una distinzione netta tra gli schieramenti dal punto di vista ideologico, a una più basata sui programmi. Così nel corso degli anni ho rincorso più di qualcuno, abbandonando qualcun altro, salvo poi pentirmene e tornare sui miei passi. Sono passato dall’estremismo adolescenziale a una visione più moderata. Da Che Guevara e Fidel Castro, passando per Veltroni, Bersani, Nichi Vendola e anche Renzi, fino ad arrivare a Nicola Fratoianni e Pietro Bartolo. Si tratta di personaggi appartenenti a quella frangia che possiamo definire sinistra.

Se all’inizio del mio avvicinamento alla politica contestavo ingenuamente ogni avversario politico, pian piano ho appreso l’importanza del dialogo. In alcuni casi ho cominciato a capire meglio alcuni personaggi, studiarli e – sembrerà strano – trarne qualcosa di buono. Non è un caso che in quest’ultima legislatura mi sono appassionato al governo Conte Bis. Ho rivalutato l’attuale Presidente del Consiglio, ho apprezzato la sua serietà e la fermezza in alcune situazioni. Non parlerò del politichese (ovvero il linguaggio tecnico della politica), perché non è lo scopo di quest’articolo, traccerò alcuni pensieri generali.

Per me seguire un politico ha uno schema ben articolato: apprezzare alcune sue dichiarazioni, approfondire la sua azione politica, capire da quale passato proviene e infine custodirlo nel cassetto della memoria. L’ultima parte di solito è la più spiacevole. Questa si verifica quando il politico di riferimento esce di scena (si veda Veltroni per esempio), oppure non mi piacciono più le sue argomentazioni e alleanze politiche. Nella sinistra solitamente c’è più dialogo, questo rischia di far saltare schemi o alleanze su questioni ideologiche. Succede nelle segreterie di partito, in Parlamento o in Regione.
La cosa che più mi perplime è che oggi la politica è diventata un gioco di numeri. Offre uno sguardo spento sulle cose e sul mondo. Ragiona in decreti legge e non si preoccupa di guardare al futuro. Mi sarebbe piaciuto un maggiore interessamento per l’occupazione giovanile, l’ambiente, il clima e la ricerca. Si fa ancora troppo poco. Nonostante questo, non smetto di appassionarmi alle dispute politiche, ne faccio argomento di discussione e diventano benzina per la vita. Questo è un brevissimo riassunto di ciò che era dentro da un po’ e aspettava di uscire. Sarebbe in ritardo in un’ipotetica tabella di marcia virtuale, ma in fondo va bene così. È giusto che ne parli qui e ora. La linfa del nuovo anno deve partire dalle idee, dall’amore e anche dalla politica, che è poi l’insieme delle altre due componenti. Chi ci crede e chi no. Chi vota destra e chi sinistra. Chi preferisce mantenersi equidistante dai due poli. Qualunque visione abbiate, l’importante è che andiate al seggio a votare. Anche se qualche volta dovete “turarvi il naso”. Solo così avremo la forza di criticare i nostri rappresentanti e batterci tutti per un futuro all’altezza delle nostre speranze.