
“Bisogna pur correre dei rischi, se vuoi cambiare il mondo” è una frase estratta dall’ultimo film L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose del regista Sydney Sibilia, in collaborazione con il produttore Matteo Rovere. Dopo la fortunata trilogia di Smetto Quando Voglio, il giovane regista ha voluto creare una storia inedita, basata su una vicenda reale che risale alla seconda metà anni Sessanta. È l’impresa, perché così si può definire, dell’ingegner Giorgio Rosa e di altre quattro persone. Nonostante la pellicola sia uscita da pochi giorni già fa parlare di sé, non solo per gli attori impiegati, tra i quali si annoverano Elio Germano, Luca Zingaretti e Matilda De Angelis, ma soprattutto per la forza comunicativa che ne scaturisce. Un film, che nonostante il periodo statico che si sta attraversando, restituisce dignità al grande schermo.
Giorgio Rosa, alla fine degli anni Sessanta, è un ingegnere meccanico di Rimini da poco abilitato alla professione. È stravagante, rivoluzionario e innamorato del suo lavoro. Un giorno gli viene in mente un’idea: costruire un’isola artificiale in mezzo al mare, tra Rimini e Cesenatico, in acque internazionali a 6 km dal confine italiano, fatta di tubi d’acciaio. Così insieme a un suo amico molto ricco cominciano a realizzare l’idea, che diviene lentamente una realtà. Nasce un nuovo stato di soli 400 mq, dove è possibile far tutto ciò che si desidera, poiché si è lontani da tutto e tutti. Lo stupore dei giovani libertini e hippie dell’epoca è notevole. L’atollo artificiale, denominato Isola delle Rose, diviene prima un’attrazione turistica, con una grande discoteca e un bar, fino a diventare uno stato. La notizia in Italia non è immediata, al nostro governo giunge tramite l’Onu. Il presidente del Consiglio Leone, imbarazzato è costretto a prendere una decisione insieme al Ministro degli Interni Franco Restivo. Quest’ultimo decide per un intervento militare che pone il governo italiano in una posizione scomoda. Infatti questa sarà l’unica volta in cui l’Italia repubblicana dichiarerà guerra a un altro stato. Da quel momento il confine delle acque internazionali verrà spostato da 6 a 12 km, per evitare che qualcuno replichi il gesto di Giorgio Rosa.
La grandezza del film sta nell’impresa, nel voler cambiar le regole, nazionali e internazionali, quasi per gioco. Il tentativo dell’ingegner Giorgio Rosa in realtà non era esattamente questo. Avrebbe voluto creare qualcosa di distaccato dal mondo: un’oasi di pace, dove poter stare con gli amici. Anche se sia stato solo questo il motivo, l’ingegnere si è reso protagonista di un gesto forte. È la massima aspirazione alla libertà mai realizzata negli anni della rivolta. Un altro elemento essenziale è l’Esperanto, la lingua con cui avrebbero comunicato tutti gli uomini del mondo, qui trova una piena realizzazione. Diviene il mezzo per capirsi tra i vari cittadini del mondo che popolano l’Isola delle Rose (o meglio in esperanto Respubliko de la Insulo de la Rozoj), e forse l’esperienza del comunismo più tangibile. Non passa in secondo piano la storia d’amore tra Giorgio Rosa (Elio Germano) e Gabriella la sua compagna (Matilda De Angelis). È intensa, sofferta, a tratti ci sembra anche distaccata, per poi tornare delicata sul finale. Ci avvolge per l’intera durata della pellicola.

Si assiste a una fotografia semplice, fatta di poche tonalità, con qualche sfumatura che si amalgama molto bene all’ambiente. Prevalgono colori chiari come il grigio e il bianco dell’inverno, contrapposti a colori tipici dell’estate come l’azzurro intenso del mare e del cielo. I vari attori e protagonisti si prendono la scena lentamente, ci conquistano con la loro semplicità. Non hanno sentimenti complicati, tutto ciò che vediamo è istantaneo, accade in quel momento.
È un prodotto godibile e dedicato a tutti i tipi di pubblico. È una storia che ci tiene incollati dall’inizio alla fine. Ci fa sognare, catapultandoci in un’altra epoca in un mondo che sarebbe stato possibile, ma che non potrà mai funzionare. Il bello è tutto lì restare con la mente a qualcosa che avremmo potuto fare e che non si è mai fatto. Alla fine non conta il risultato, ma ciò che abbiamo provato durante la visione, e sicuramente avremo respirato un’aria di leggerezza. L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose è il film di cui avevamo bisogno in questo momento, anche se nasconde qualche imprecisione storica, ha portato sulla scena un vecchio miracolo.
