Il tempo della Fase 2

Piccole idee e riflessioni sul mondo auspicabile in questo momento.

È iniziata la fase 2. Da qualche giorno si respira un’aria più distesa, almeno all’apparenza. Hanno riaperto diverse attività, c’è un bel clima e tutto fila senza troppi pensieri. Alcune persone, però, hanno considerato l’occasione per tornare a una normalità, che per forza di cose e con il virus ancora in circolo non è possibile. Il Governo procede con il suo lavoro riformista a rilento, perché è intrappolato in una burocrazia farraginosa e in una querelle politica da Prima Repubblica. Allora però la situazione andava meglio: eravamo la quinta potenza mondiale, c’era un alto tasso di occupazione e anche gli investimenti fruttavano bene. Chi è riuscito a far fortuna in quegli anni, oggi può godersi la pensione.

Le riflessioni su questo momento storico sono sparse. La percezione è che qualcosa cambierà, a livello di politiche ambientali, occupazione e perché no maggiori investimenti in sanità e ricerca. Tutto sarà troppo poco rispetto alla Francia e alla Germania, ci diranno che il nostro debito pubblico aumenterà. Molti politicanti avranno la soluzione facilmente pronta: “usciamo dall’Europa”, oppure “torniamo alla lira”. La verità è che proprio questo sarebbe dovuto cambiare e gli stessi che gridano questi slogan avrebbero dovuto finirla, già all’inizio dell’emergenza. Nessuno di questi ha pensato a collaborare costruttivamente con il governo. Ogni giorno c’è stata una gara al rialzo sulle assurdità. L’impressione, forse sbaglierò, è che nessuno voglia prendersi le proprie responsabilità, scaricarle tutte sul premier e poi dire che si poteva fare di più o di meno. Spero che il popolo se ne accorga di questi bluff e valuterà davvero, alle prossime elezioni, chi ha lavorato e chi ha continuato la campagna elettorale. Ma purtroppo, come spesso accade, non siamo lungimiranti. Ci affezioniamo al primo che dice le cose che vorremmo sentirci dire, chi parla alla nostra pancia e magari offre proposte irrealizzabili.

In realtà i tempi sono più complicati di quello che pensiamo. Sarebbe bello che non si debba ricorrere sempre alle misure coatte per ottenere un risultato. Sarebbe bello per una volta che ci sia unità nel popolo e lavorare tutti al bene comune. Lontano dagli egoismi, dalle paure e dalle ansie di oggi. È necessaria una vera ribellione con proposte concrete e mirate. Questo richiede tempo, quindi sarebbe opportuno ripartire dall’istruzione e dalla cultura. Solo con queste due armi potremmo creare la nuova civiltà. Il veloce accumulo di ricchezze e la rapida decrescita delle stesse ci ha trasformato profondamente. Se in una situazione di maggiore benessere eravamo più solidali, ora c’è molta indifferenza, la stessa che ci fa essere distanti dagli altri. Non solo a livello spaziale, ma anche empatico. Ci piace allontanarci dalle sofferenze, scansarle e pensare solo alla vita più frivola.

Quando arriva il momento degli obblighi o del dolore preferiamo che passi il prima possibile.

Un augurio al cambiamento è da sperare quanto prima, mai come adesso siamo tutti uguali, il virus non guarda nessuno e si accanisce con chi è più debole. Dobbiamo restare vicini con il cuore e la mente, anche se siamo lontani fisicamente, solo così scopriremo una nuova voglia di vivere. Non dimenticarci mai di questo momento, dobbiamo andare avanti con una lezione preziosa che può lasciarci questo periodo. Più vicini, più uniti e soprattutto più umani.

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